Katia

24 anni
laureata in Psicologia Clinica

 

Come sei entrata nella Mangrovia?
Ero appena tornata dalla missione in Brasile e l’idea di perdere una parte di quell’atmosfera vissuta durante il percorso pre-partenza mi dispiaceva enormemente. Ho pensato “Cosa potrei fare adesso che sono tornata per non perdere ciò che ho trovato di prezioso al PIME?”. Una delle risposte possibili, tra i vari cammini, era la Mangrovia: un cammino diverso dagli altri, più legato all’espressione di sé e al teatro ed era quello che più rispondeva ai miei desideri in quel momento.

Perchè farne parte?

Perché anche se la giornata è difficile o stancante quando poi ci si ritrova per stare insieme o preparare il musical ci si carica di energia positiva e di buon umore. In un certo senso ha un effetto terapeutico!

Cosa doni con il tuo contributo alla Mangrovia?

In un anno spero di aver trasmesso parte del mio entusiasmo e della mia solarità, spirito di iniziativa e partecipazione attiva!

Cosa ti ha donato per il periodo che ne hai fatto parte?

La Mangrovia mi ha dato l’opportunità di salire su un palco e affrontare la timidezza di esibirsi davanti a 600 persone, di migliorare nel ballo, ma oltre a questi il dono più apprezzato è la compagnia di altri 50 ragazzi e ragazze che crea certamente un senso di appartenenza. La Mangrovia per me è come una seconda famiglia, molto allargata! Come in ogni famiglia, non si va magari sempre d’accordo con tutti, ma ci si aiuta per quanto è possibile e si possono creare legami forti.

Cosa c’è di insostituibile nella Mangrovia?

E’ insostituibile il fatto che la maggioranza di noi nella vita non faccia teatro e musical di professione, siamo studenti o lavoratori in altri ambiti che però hanno un progetto in comune legato allo stare insieme e al costruire dal nulla spettacoli inediti e veramente meritevoli!